Agorà
Agorà era, nella polis greca, la piazza in cui i cittadini si riunivano per discutere e dibattere dei problemi della comunità e decidere cosa fare. Non sono così presuntuoso. Ma sarei contento di riuscire a parlare, ragionare, discutere con altri navigatori. Contento di porre domande e dare risposte.
sabato 15 settembre 2018
sabato 18 giugno 2016
The Floating Piers: camminnare sull'acqua con Christo
Un'opera secondo me assolutamente eccezionale che farà discutere certamente, come tutte le installazioni di Christo. Da New York a Berlino passando per Parigi e San Francisco l'artista ha realizzato installazioni spesso incredibili per dimensione e creatività.
“Era un sogno che inseguivo da 40 anni."
Ma chi c'è dietro il nome di Christo?
Christo e Jeanne-Claude, o più spesso semplicemente Christo, è il progetto artistico comune dei coniugi statunitensi Christo Vladimirov Yavachev (nato a Gabrovo in Bulgaria il 13 giugno 1935) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca in Marocco 13 giugno 1935 - New York, 18 novembre 2009), fra i maggiori rappresentanti della land art e realizzatori di opere su grande scala. Il nostro è uno strano paese dove, nonostante il disfattismo dilagante, possono accadere eventi straordinari e dove grandi masse di persone sono disposte a spostarsi per partecipare, vedere e capire. Sono previste dalle 25 alle 40.000 persone al giorno per un numero complessivo di 1 milione di visitari. L'ingresso è gratuito 24/7 dal 16 giugno al 3 luglio. Maggiori info sul sito www.iseolake.info
“E poi dicono che l’Italia è il Paese della burocrazia - ha sostenuto Christo - non ho mai avuto tanta collaborazione: in poche settimane ho ottenuto le autorizzazioni che altrove avevo aspettato per anni”.
“Era un sogno che inseguivo da 40 anni."
Ma chi c'è dietro il nome di Christo?
Christo e Jeanne-Claude, o più spesso semplicemente Christo, è il progetto artistico comune dei coniugi statunitensi Christo Vladimirov Yavachev (nato a Gabrovo in Bulgaria il 13 giugno 1935) e Jeanne-Claude Denat de Guillebon (Casablanca in Marocco 13 giugno 1935 - New York, 18 novembre 2009), fra i maggiori rappresentanti della land art e realizzatori di opere su grande scala. Il nostro è uno strano paese dove, nonostante il disfattismo dilagante, possono accadere eventi straordinari e dove grandi masse di persone sono disposte a spostarsi per partecipare, vedere e capire. Sono previste dalle 25 alle 40.000 persone al giorno per un numero complessivo di 1 milione di visitari. L'ingresso è gratuito 24/7 dal 16 giugno al 3 luglio. Maggiori info sul sito www.iseolake.info
“E poi dicono che l’Italia è il Paese della burocrazia - ha sostenuto Christo - non ho mai avuto tanta collaborazione: in poche settimane ho ottenuto le autorizzazioni che altrove avevo aspettato per anni”.
venerdì 12 febbraio 2016
martedì 2 giugno 2015
Shot of Love
Le fantastiche Shot of Love in concerto mercoledì 3 giugno al Circolo Rigacci in Via Baracca 56 a Firenze. E 10 canzoni fresche di stampa pronte per i fans!!
lunedì 1 giugno 2015
Se mi rilasso collasso
Devo dare di gas
Voglio energia
Metto carbone e follia
Se mi rilasso, collasso
Mi manca l'aria e l'allegria perciò...
venerdì 10 aprile 2015
Manifesto per la sostenibilità
Da buon architetto che crede nella sostenibilità pubblico il Manifesto presentato a KlimaHouse Toscana 2015
IL MANIFESTO PER LA SOSTENIBILITA'
1. Noi siamo figli del sole. Il sole è la nostra unica, inesauribile fonte di energia e fondamento di tutte le forme di vita sulla Terra. L’utilizzo dell’energia solare nel nostro modo di costruire ed abitare migliora la qualità di vita.
2. Noi sosteniamo una rivoluzione energetica globale fondata sull’efficienza, sul risparmio energetico e sull’utilizzo di energie rinnovabili.
3. Noi creiamo ambienti di vita sani e confortevoli, che favoriscono la crescita della consapevolezza dei fruitori, risparmiando nel contempo risorse e rispettando l’ambiente. Spazi in cui vivere inseriti nel ciclo naturale e che dialogano con le tradizioni costruttive locali.
4. Noi mettiamo al centro le persone, sia quelle che oggi abitano questi spazi, sia quelle che vi abiteranno domani. Siamo coscienti che l’architettura è espressione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza, ma tutto questo non deve essere in contrasto con la vita. Al centro non mettiamo l’individualizzazione della società, ma l’agire solidale. Ogni abitante della Terra ha il diritto di condurre una vita dignitosa.
5. Noi perseguiamo la bellezza e cerchiamo di raggiungere un benessere ecologico, che non metta in pericolo il ciclo naturale pregiudicandone irreversibilmente la capacità di autorigenerazione.
6. Noi operiamo consapevoli che gli edifici dovranno essere utilizzati dai 50 fino ai 100 anni ed anche più. Per questo i provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente sono efficaci a lungo termine. I quartieri residenziali saranno attuali anche in futuro se esteticamente gradevoli ed attrattivi per tutti.
7. Noi trasformiamo il passato in futuro risanando energeticamente gli edifici esistenti. Questo ci permetterà di impiegare meno energia per assicurare il comfort. Si ridurranno così le emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad effetto serra.
8. Noi scegliamo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, uno standard che non necessita più (o quasi più) di energia.
Impieghiamo materiali sani e tecnologie ecocompatibili considerandone globalmente gli impatti nella valutazione ecologica.
Provvediamo inoltre a un’illuminazione e a un’acustica ottimale nonché a una buona qualità dell’aria, in quanto tutti questi fattori incidono in modo significativo sulla qualità di vita.
9. Noi applichiamo con intelligenza le tecniche che utilizzano in modo economico ed efficiente la risorsa energia, consci che anche i cantieri si contraddistinguono per un impatto ambientale ridotto. Allo stesso tempo diamo la preferenza alle energie.
10. Noi siamo innanzitutto flessibili mentalmente. Le nostre azioni sono rivolte ad una mobilità sociale ed ecosostenibile. Noi diamo la precedenza a soluzioni che risparmiano energia e risorse e che sono in grado di venire incontro alle necessità del singolo senza per questo limitare quelle degli altri.
IL MANIFESTO PER LA SOSTENIBILITA'
1. Noi siamo figli del sole. Il sole è la nostra unica, inesauribile fonte di energia e fondamento di tutte le forme di vita sulla Terra. L’utilizzo dell’energia solare nel nostro modo di costruire ed abitare migliora la qualità di vita.
2. Noi sosteniamo una rivoluzione energetica globale fondata sull’efficienza, sul risparmio energetico e sull’utilizzo di energie rinnovabili.
3. Noi creiamo ambienti di vita sani e confortevoli, che favoriscono la crescita della consapevolezza dei fruitori, risparmiando nel contempo risorse e rispettando l’ambiente. Spazi in cui vivere inseriti nel ciclo naturale e che dialogano con le tradizioni costruttive locali.
4. Noi mettiamo al centro le persone, sia quelle che oggi abitano questi spazi, sia quelle che vi abiteranno domani. Siamo coscienti che l’architettura è espressione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza, ma tutto questo non deve essere in contrasto con la vita. Al centro non mettiamo l’individualizzazione della società, ma l’agire solidale. Ogni abitante della Terra ha il diritto di condurre una vita dignitosa.
5. Noi perseguiamo la bellezza e cerchiamo di raggiungere un benessere ecologico, che non metta in pericolo il ciclo naturale pregiudicandone irreversibilmente la capacità di autorigenerazione.
6. Noi operiamo consapevoli che gli edifici dovranno essere utilizzati dai 50 fino ai 100 anni ed anche più. Per questo i provvedimenti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente sono efficaci a lungo termine. I quartieri residenziali saranno attuali anche in futuro se esteticamente gradevoli ed attrattivi per tutti.
7. Noi trasformiamo il passato in futuro risanando energeticamente gli edifici esistenti. Questo ci permetterà di impiegare meno energia per assicurare il comfort. Si ridurranno così le emissioni di sostanze inquinanti e di gas ad effetto serra.
8. Noi scegliamo, per tutti gli edifici di nuova costruzione, uno standard che non necessita più (o quasi più) di energia.
Impieghiamo materiali sani e tecnologie ecocompatibili considerandone globalmente gli impatti nella valutazione ecologica.
Provvediamo inoltre a un’illuminazione e a un’acustica ottimale nonché a una buona qualità dell’aria, in quanto tutti questi fattori incidono in modo significativo sulla qualità di vita.
9. Noi applichiamo con intelligenza le tecniche che utilizzano in modo economico ed efficiente la risorsa energia, consci che anche i cantieri si contraddistinguono per un impatto ambientale ridotto. Allo stesso tempo diamo la preferenza alle energie.
10. Noi siamo innanzitutto flessibili mentalmente. Le nostre azioni sono rivolte ad una mobilità sociale ed ecosostenibile. Noi diamo la precedenza a soluzioni che risparmiano energia e risorse e che sono in grado di venire incontro alle necessità del singolo senza per questo limitare quelle degli altri.
lunedì 1 dicembre 2014
Cromie, performance a colori di Vidà
Sabato 13 dicembre le
porte dello Studio A Architettura&Arte torneranno ad aprirsi per un nuovo
piccolo grande evento: CROMIE performance a colori di Vidà. E per un giorno lo Studio di Architettura si
trasformerà nell’Atelier dell’Artista per accogliere le opere, i pennelli ed i
colori di Vidà.
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“Cromie, performance
a colori”
L'arte di Vidà si fonda su un'attenta ricerca del colore. Ogni elemento presente nella natura è per l'artista fonte di ispirazione e materia prima da cui estrarre sempre colori nuovi, sfumature inesplorate da liberare sulle tele.
L'arte di Vidà si fonda su un'attenta ricerca del colore. Ogni elemento presente nella natura è per l'artista fonte di ispirazione e materia prima da cui estrarre sempre colori nuovi, sfumature inesplorate da liberare sulle tele.
"Tutto è partito dalla ricerca
del colore. Da bambino ho sempre cercato di scovare pietre o fiori particolari,
mi affascinavano i colori e le forme, capire come potevo fare a ricrearli con
la stessa lucentezza. Il seme va bollito, il fiore va essiccato, la pietra schiacciata e la
terra macinata. Alcune materie prime le raccolgo durante i viaggi all'estero.
Anche nei nostri boschi ci sono tanti colori che attendono solo di essere
scoperti. E' un'emozione unica veder spuntare una nuova tonalità dopo mesi di
ricerca".
Oltre 130 sono i colori scoperti da
Vidà dai pigmenti presenti in natura.
Dal 2005 a oggi l'artista ha
partecipato a numerose mostre collettive e personali in Italia e all'estero:
Firenze, Milano, Capri, Parigi, Reims, Dortmund sono alcune delle tappe.
Lettera a me stesso
Pubblico l'emozionante video della nuova campagna di CIAI, Centro Italiano Aiuti all'Infanzia, ente impegnato da ben 46 anni nel delicato campo dell'adozione, sostegno a distanza e cooperazione internazionale.
L’emozione di diventare genitori adottivi (presentazione dal sito di CIAI)
“Lettera a me stesso” è la nuova campagna di CIAI: 5 storie reali di adozione raccontate in prima persona da altrettanti genitori a partire dal giorno in cui la loro richiesta di adozione è stata accettata e la loro vita è cambiata per sempre. Non importa quanto tempo sia passato: rivivere l’istante in cui si realizza che si diventerà genitori scatena un turbine di ricordi e di emozioni talmente profondo e autentico da non poter essere né nascosto né simulato ad arte. È esattamente questa la scelta non convenzionale fatta da Ogilvy & Mather Italia e dal CIAI – Centro Italiano Aiuti all’Infanzia per affrontare il delicato tema delle adozioni internazionali nella nuova campagna sociale “Lettera a me stesso”. Il video della campagna, online da giovedì 27 novembre su YouTube sulla pagina Facebook del CIAI (www.facebook.com/ciaionlus) e sul minisito dedicato http://letteraamestesso.ciai.it/, si distacca dai cliché di genere affidando alla spontaneità senza filtri di chi sperimenta le gioie, ma anche le ansie e le difficoltà di un percorso di adozione il compito di testimoniare la positività di questa esperienza e la competenza acquisita “sul campo” dal CIAI, che da 46 anni affianca e sostiene le famiglie prima, durante e soprattutto dopo l’adozione. Un approccio diverso dagli standard, teso a cogliere l’autenticità delle storie e delle emozioni, che si è svolto come un vero e proprio esperimento. “Abbiamo imparato tanto in questi 46 anni di lavoro a fianco dei bambini e delle famiglie”, dichiara Paola Crestani, presidente CIAI. “Vogliamo mettere tutta la nostra esperienza a disposizione delle famiglie che hanno intenzione di affrontare o che stanno affrontando la meravigliosa e impegnativa avventura dell’adozione perché possano sempre sentirsi sostenute da chi, come loro, c’è passato e ce l’ha fatta.” Nel video diretto da Edo Lugari, è stato chiesto ai cinque ignari genitori adottivi di scrivere una lettera a se stessi, immaginando di poterla recapitare indietro nel tempo il giorno in cui la loro richiesta di adozione è stata accolta. Il risultato è un mosaico emozionante, cinque voci che si intrecciano per raccontare una storia comune, per nulla retorica, che porta in vita un messaggio di grande forza e positività: nessuno dice che essere genitori adottivi sia facile, ma sappiate che comunque è possibile farcela. “L’aspetto più complicato del progetto è stato coinvolgere i genitori adottivi spiegandogli solo che si sarebbe trattato di un video per promuovere la conoscenza del CIAI” – spiega Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative Officer di Ogilvy & Mather Italia. “Girare il video, perciò, è stato un’autentica sfida al buio sia per noi sia per i protagonisti: loro non sapevano cosa avrebbero dovuto fare e noi quale sarebbe stato il risultato finale.” “Si tratta del primo progetto di questo tipo per il CIAI, con cui collaboriamo dal 2000, e siamo felici che abbiano accolto la nostra proposta creativa con grande entusiasmo” – aggiunge Alessandro Pierobon, General Manager di Ogilvy & Mather Advertising. “I clienti non-profit rappresentano per noi l’opportunità di sperimentare nuove idee lavorando con budget limitati: uno stimolo creativo potente”
Credits Ogilvy & Mather Italia: Giuseppe Mastromatteo, Paolo Iabichino (Chief Creative Officers), Letizia Bozzolini (Senior Art Director), Serena Pulga (Senior Copywriter), Michele Urbani (Digital Art Director), Lavinia Francia (Digital Senior Copywriter), Stefano Romanazzi (Account Supervisor), Francesca D’Agostino (TV Producer), Barbara Falanga (Community Director), Giada Pastorino (Front-end Developer). Mercurio Cinematografica (Casa di Produzione): Francesco Pistorio (Executive Producer), Edo Lugari (Director), Marcello Dapporto (DOP), Danielle Joujou (Producer), Luca Vitetta (Set Designer), Maria Helena Pistorio (Costume Designer), Pina Salmoiraghi (Production Director), You Are (Post Production), Eleonora Cau (Editing) Original Soundtrack: Stefano Pulga per StepStudio
L’emozione di diventare genitori adottivi (presentazione dal sito di CIAI)
“Lettera a me stesso” è la nuova campagna di CIAI: 5 storie reali di adozione raccontate in prima persona da altrettanti genitori a partire dal giorno in cui la loro richiesta di adozione è stata accettata e la loro vita è cambiata per sempre. Non importa quanto tempo sia passato: rivivere l’istante in cui si realizza che si diventerà genitori scatena un turbine di ricordi e di emozioni talmente profondo e autentico da non poter essere né nascosto né simulato ad arte. È esattamente questa la scelta non convenzionale fatta da Ogilvy & Mather Italia e dal CIAI – Centro Italiano Aiuti all’Infanzia per affrontare il delicato tema delle adozioni internazionali nella nuova campagna sociale “Lettera a me stesso”. Il video della campagna, online da giovedì 27 novembre su YouTube sulla pagina Facebook del CIAI (www.facebook.com/ciaionlus) e sul minisito dedicato http://letteraamestesso.ciai.it/, si distacca dai cliché di genere affidando alla spontaneità senza filtri di chi sperimenta le gioie, ma anche le ansie e le difficoltà di un percorso di adozione il compito di testimoniare la positività di questa esperienza e la competenza acquisita “sul campo” dal CIAI, che da 46 anni affianca e sostiene le famiglie prima, durante e soprattutto dopo l’adozione. Un approccio diverso dagli standard, teso a cogliere l’autenticità delle storie e delle emozioni, che si è svolto come un vero e proprio esperimento. “Abbiamo imparato tanto in questi 46 anni di lavoro a fianco dei bambini e delle famiglie”, dichiara Paola Crestani, presidente CIAI. “Vogliamo mettere tutta la nostra esperienza a disposizione delle famiglie che hanno intenzione di affrontare o che stanno affrontando la meravigliosa e impegnativa avventura dell’adozione perché possano sempre sentirsi sostenute da chi, come loro, c’è passato e ce l’ha fatta.” Nel video diretto da Edo Lugari, è stato chiesto ai cinque ignari genitori adottivi di scrivere una lettera a se stessi, immaginando di poterla recapitare indietro nel tempo il giorno in cui la loro richiesta di adozione è stata accolta. Il risultato è un mosaico emozionante, cinque voci che si intrecciano per raccontare una storia comune, per nulla retorica, che porta in vita un messaggio di grande forza e positività: nessuno dice che essere genitori adottivi sia facile, ma sappiate che comunque è possibile farcela. “L’aspetto più complicato del progetto è stato coinvolgere i genitori adottivi spiegandogli solo che si sarebbe trattato di un video per promuovere la conoscenza del CIAI” – spiega Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative Officer di Ogilvy & Mather Italia. “Girare il video, perciò, è stato un’autentica sfida al buio sia per noi sia per i protagonisti: loro non sapevano cosa avrebbero dovuto fare e noi quale sarebbe stato il risultato finale.” “Si tratta del primo progetto di questo tipo per il CIAI, con cui collaboriamo dal 2000, e siamo felici che abbiano accolto la nostra proposta creativa con grande entusiasmo” – aggiunge Alessandro Pierobon, General Manager di Ogilvy & Mather Advertising. “I clienti non-profit rappresentano per noi l’opportunità di sperimentare nuove idee lavorando con budget limitati: uno stimolo creativo potente”
Credits Ogilvy & Mather Italia: Giuseppe Mastromatteo, Paolo Iabichino (Chief Creative Officers), Letizia Bozzolini (Senior Art Director), Serena Pulga (Senior Copywriter), Michele Urbani (Digital Art Director), Lavinia Francia (Digital Senior Copywriter), Stefano Romanazzi (Account Supervisor), Francesca D’Agostino (TV Producer), Barbara Falanga (Community Director), Giada Pastorino (Front-end Developer). Mercurio Cinematografica (Casa di Produzione): Francesco Pistorio (Executive Producer), Edo Lugari (Director), Marcello Dapporto (DOP), Danielle Joujou (Producer), Luca Vitetta (Set Designer), Maria Helena Pistorio (Costume Designer), Pina Salmoiraghi (Production Director), You Are (Post Production), Eleonora Cau (Editing) Original Soundtrack: Stefano Pulga per StepStudio
lunedì 20 ottobre 2014
Le mie mutande H&M ed Anniken Jorgensen
Anniken Jorgensen è una giovanissima ragazza norvegese che ha deciso di uscire allo scoperto e denunciare le condizioni di lavoro delle lavoratrici cambogiane che confezionano gli abiti per il colosso svedese H&M. Dopo aver partecipato ad uno "strano" reality ed aver vissuto per 1 mese all'interno di una di queste fabbriche, sconvolta dall'esperienza fatta, ha deciso che doveva raccontare la verità, quella verità scomoda che gli stessi ideatori del programma hanno cercato di censurare.
Ma internet in questo caso si è rivelato prezioso (qui il blog di Anniken) e la notizia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo tanto da far smuovere H&M che ha chiesto di incontrare Aniken nella sede principale di Stoccolma annunciando, nello stesso tempo, di aver preso provvedimenti nei confronti dei laboratori tessili a cui commissiona la realizzazione degli abiti.
Sweat Shop è un docu-reality realizzato dal quotidiano norvegese Aftenposten nato per raccontare come e dove vengono prodotti gli abiti venduti da una delle più grandi catene di negozi di abbigliamento “low cost” Tre giovani fashion blogger norvegesi sono state inviate in Cambogia e per un mese hanno vissuto a stretto contatto con i lavoratori dei laboratori tessili dove vengono realizzati gli abiti del colosso svedese H&M, vivendo nelle loro stesse condizioni, tra alloggi fatiscenti e turni di lavoro massacranti.
Lo scopo dell’iniziativa di Aftenposten era quello di raccontare ai giovani norvegesi da dove viene la maggior parte dei vestiti che indossano ogni giorno, prodotti nei laboratori tessili dei paesi in via di sviluppo, diventati ormai da decenni “terreno di conquista” per i grandi brand della moda che delocalizzano la produzione dei capi di abbigliamento nei paesi del sud-est asiatico, dove milioni di persone lavorano anche per 16-18 ore al giorno con uno stipendio molto al di sotto di quello che considereremmo “salario minimo”, in condizioni igienico-sanitarie spesso molto precarie e senza tutela alcuna.
Ma a questo punto il pesante velo di omertà che copre questo scenario non si squarcia nemmeno grazie al lavoro dei tre blogger norvegesi di Sweat Shop cui è stato chiesto, o per meglio dire imposto, di non raccontare parte di ciò che avevano visto e vissuto durante la loro esperienza nei laboratori tessili della Cambogia.
Per questo motivo, la giovanissima Anniken Jørgensen, una delle tre blogger che ha partecipato al reality, ha deciso di raccontare la verità, intraprendendo da sola una campagna per far sapere al mondo le reali condizioni dei lavoratori tessili cambogiani e fare in modo che la propria esperienza non restasse solo “un pugno di video” pubblicati sul web.
Nonostante la giovanissima età, Anniken ha 17 anni, la ragazza ha cominciato a fare i nomi delle aziende coinvolte nello sfruttamento degli operai, in particolare H&M, raccontando sul proprio blog la realtà dei fatti, accuratamente censurata anche dallo stesso Aftenposten. Per mesi, nonostante le obiezioni dei tre blogger, il quotidiano sarebbe riuscito a mantenere il silenzio, fino a un paio di mesi fa, quando Anniken ha deciso di parlare “da sola” dopo aver compreso che nessuno sarebbe stato disposto a raccontare la sua storia.
"È incredibilmente frustrante che una grande catena di abbigliamento abbia così tanto potere da spaventare e condizionare il più importante quotidiano della Norvegia. Non c’è da meravigliarsi: il mondo è così. Ho sempre pensato che nel mio paese ci fosse libertà di espressione. Mi sbagliavo".
(fonte Ceffeinamagazine)
La risposta di H&M è ovviamente da grande azienda immacolata, un po' infastidita, ed anche sorpresa, da quello che sta succedendo. Ognuno tragga le proprie conclusioni ma io mi pento pubblicamente di avere ora indosso delle mutande marchiate H&M.
«L'immagine ritratta di H&M, nel programma web-TV è imprecisa e nessuno degli stabilimenti visitati nel programma produce capi di abbigliamento per H&M - spiegano dall'azienda - Né i produttori né le ragazze ci hanno contattato per chiedere informazioni quando hanno registrato il programma. Ma è importante che i nostri clienti e gli azionisti abbiano un corretto quadro della nostra azienda e delle responsabilità che ci prendiamo.
Abbiamo da molti anni fatto dei grandi sforzi nei paesi di produzione esistenti per migliorare le condizioni di lavoro e rafforzare i diritti dei lavoratori. H&M ha uno dei più alti standard di sostenibilità nell'industria al mondo nei confronti dei propri fornitori. È da sempre nella nostra visione aziendale che i lavoratori dell'industria tessile debbano vivere con i propri salari. Tutto ciò è evidenziato anche nel nostro Codice di Condotta».
Sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche del sud est asiatico è possibile trovare su youtube molti video e reportage.
Ma internet in questo caso si è rivelato prezioso (qui il blog di Anniken) e la notizia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo tanto da far smuovere H&M che ha chiesto di incontrare Aniken nella sede principale di Stoccolma annunciando, nello stesso tempo, di aver preso provvedimenti nei confronti dei laboratori tessili a cui commissiona la realizzazione degli abiti.
Sweat Shop è un docu-reality realizzato dal quotidiano norvegese Aftenposten nato per raccontare come e dove vengono prodotti gli abiti venduti da una delle più grandi catene di negozi di abbigliamento “low cost” Tre giovani fashion blogger norvegesi sono state inviate in Cambogia e per un mese hanno vissuto a stretto contatto con i lavoratori dei laboratori tessili dove vengono realizzati gli abiti del colosso svedese H&M, vivendo nelle loro stesse condizioni, tra alloggi fatiscenti e turni di lavoro massacranti.
Lo scopo dell’iniziativa di Aftenposten era quello di raccontare ai giovani norvegesi da dove viene la maggior parte dei vestiti che indossano ogni giorno, prodotti nei laboratori tessili dei paesi in via di sviluppo, diventati ormai da decenni “terreno di conquista” per i grandi brand della moda che delocalizzano la produzione dei capi di abbigliamento nei paesi del sud-est asiatico, dove milioni di persone lavorano anche per 16-18 ore al giorno con uno stipendio molto al di sotto di quello che considereremmo “salario minimo”, in condizioni igienico-sanitarie spesso molto precarie e senza tutela alcuna.
Ma a questo punto il pesante velo di omertà che copre questo scenario non si squarcia nemmeno grazie al lavoro dei tre blogger norvegesi di Sweat Shop cui è stato chiesto, o per meglio dire imposto, di non raccontare parte di ciò che avevano visto e vissuto durante la loro esperienza nei laboratori tessili della Cambogia.
Per questo motivo, la giovanissima Anniken Jørgensen, una delle tre blogger che ha partecipato al reality, ha deciso di raccontare la verità, intraprendendo da sola una campagna per far sapere al mondo le reali condizioni dei lavoratori tessili cambogiani e fare in modo che la propria esperienza non restasse solo “un pugno di video” pubblicati sul web.
Nonostante la giovanissima età, Anniken ha 17 anni, la ragazza ha cominciato a fare i nomi delle aziende coinvolte nello sfruttamento degli operai, in particolare H&M, raccontando sul proprio blog la realtà dei fatti, accuratamente censurata anche dallo stesso Aftenposten. Per mesi, nonostante le obiezioni dei tre blogger, il quotidiano sarebbe riuscito a mantenere il silenzio, fino a un paio di mesi fa, quando Anniken ha deciso di parlare “da sola” dopo aver compreso che nessuno sarebbe stato disposto a raccontare la sua storia.
"È incredibilmente frustrante che una grande catena di abbigliamento abbia così tanto potere da spaventare e condizionare il più importante quotidiano della Norvegia. Non c’è da meravigliarsi: il mondo è così. Ho sempre pensato che nel mio paese ci fosse libertà di espressione. Mi sbagliavo".
(fonte Ceffeinamagazine)
La risposta di H&M è ovviamente da grande azienda immacolata, un po' infastidita, ed anche sorpresa, da quello che sta succedendo. Ognuno tragga le proprie conclusioni ma io mi pento pubblicamente di avere ora indosso delle mutande marchiate H&M.
«L'immagine ritratta di H&M, nel programma web-TV è imprecisa e nessuno degli stabilimenti visitati nel programma produce capi di abbigliamento per H&M - spiegano dall'azienda - Né i produttori né le ragazze ci hanno contattato per chiedere informazioni quando hanno registrato il programma. Ma è importante che i nostri clienti e gli azionisti abbiano un corretto quadro della nostra azienda e delle responsabilità che ci prendiamo.
Abbiamo da molti anni fatto dei grandi sforzi nei paesi di produzione esistenti per migliorare le condizioni di lavoro e rafforzare i diritti dei lavoratori. H&M ha uno dei più alti standard di sostenibilità nell'industria al mondo nei confronti dei propri fornitori. È da sempre nella nostra visione aziendale che i lavoratori dell'industria tessile debbano vivere con i propri salari. Tutto ciò è evidenziato anche nel nostro Codice di Condotta».
Sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche del sud est asiatico è possibile trovare su youtube molti video e reportage.
venerdì 16 maggio 2014
Joe Strummer
Video bellissimo e commuovente per tutti i fans di Joe Strummer, mitico leader dei Clash. Il murale è stato realizzato realmente a New York per commemorare la sua prematura scomparsa nel 2002. La Redemption song cantata da Strummer è una versione stupenda dell'altrettanto immenso mito della musica Bob Marley:
.... Emancipatevi dalla schiavitù mentale
Solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti......
Non mi stanco mai di sentirla.
« Ho incontrato gente a cui il punk ha cambiato il modo di vivere. Mi sento come se avessi letteralmente incontrato ognuno di loro! Ed è la stessa storia anche per tutti loro: abbiamo cambiato il loro modo di pensare e influenzato le decisioni che hanno preso nella vita. Non è stata una faccenda di massa, la folla che assalta il palazzo. Piuttosto, un sacco di individui che hanno afferrato qualcuna delle cose che stavano strombazzando noi. Coi Clash è stato come scendere agli inferi e ritornare. Non puoi immaginare cosa abbiamo passato per fare i dischi che abbiamo fatto. Abbiamo dato il 110 per cento, ogni giorno. Ma quando incontri questa gente, persone che ti dicono che hai avuto qualche effetto sulla loro vita, allora senti che valeva assolutamente la pena. » |
(Joe Strummer, fonte:Vikipedia) |
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