Le mie camminate, i miei viaggi sono stati e sono ancora oggi, in fondo, una fuga; non la fuga da se stessi, l'eterna fuga dall'interiorità verso l'esterno, ma proprio il contrario: un tentativo di fuga da questo tempo della tecnica e del denaro, della guerra e dell'avidità, da un tempo che pretende avere splendore e grandezza, ma che la parte migliore di me non può né accettare né amare, al massimo sopportare. (Hermann Hesse)
I viaggi li vedrei di due tipi fondamentali. Uno, quelli all'esterno dei grandi muri d'idee. Due, quelli con perforazione o salto dei muri d'idee ... I viaggi del secondo tipo portano sempre ad esperienze mentali e spirituali stimolanti, piene di suggestione (...). In un viaggio del secondo tipo potrà capitare che tu resti sotto lo stesso cielo e nello stesso clima di casa (come avviene a chi passa da Salonicco ad Istanbul, o da Lahore ad Agra), può darsi che la gente non cambi notevolmente d'aspetto fisico (come scopre chi naviga, per esempio, da Trapani a Tunisi), può darsi che i sistemi di governo siano simili, può anche avvenire di parlare la medesima lingua (come nota chi vola da Mosca a Samarcanda, o chi segue una carovana da Skardu a Leh), eppure ben presto noterai qualcosa nell'aria che ti farà concludere d'aver varcato uno di quei confini tra gli uomini oltre il quale cessano le variazioni quantitative e s'instaura un salto qualitativo. (Fosco Maraini)
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