martedì 1 luglio 2008

L'Italia ce la farà!!

"L'Italia ce la farà a condizione che abbia la fiducia per affrontare i sacrifici necessari a costruire il futuro".
Secondo voi chi l'ha detto. Lippi o Napolitano? Appurato che l'ha detto il nostro capo supremo mi chiedo: a cosa si riferisce? Sono perplesso perchè gli europei sono già finiti. Quindi non parla di calcio. Parla del paese Italia? Si. E cosa vorrebbe dire? L'Italia ce la farà! Ma a fare cosa? A ridurre il costo della vita? A costruire le centrali nucleari? Ad approvare la legge blocca processi? A vendere la panda ai cinesi? Ad eliminare le morti bianche? Come se lo immagina il nostro futuro l'arzillo e giovanile presidente? Quale Italia si immagina? E' importante saperlo. E' importante sapere per cosa stiamo facendo i sacrifici. Sono 10 anni che l'Italia fa sacrifici. Prima per entrare in Europa, poi per restarci, poi per la congiuntura internazionale e l'11 settembre. Poi per la crisi americana dei mutui. Poi per il prezzo del petrolio....... Chi li deve fare i sacrifici? Abbiamo un governo che sta tagliando tutti i fondi possibili ed immaginabili, forse non ce ne stiamo accorgendo ma la situazione è drammatica. Dall'altra parte vengono rimesse in pista scelte costosissime e di dubbia utilità come il ponte sullo stretto, la tav e le centrali nucleari. Opere utili a far ingrassare i soliti personaggi. Sul nucleare gli italiani si sono espressi con un referendum (1987) e quindi mi sembrerebbe logico ripartire da li e chiedere a noi se siamo d'accordo. la domanda è semplice: sareste disposti ad avere una centrale nucleare nella vs provincia? Non in casa di altri, sarebbe troppo semplice. Ma a casa nostra. Nessuno parla di fare un referendum. Ma nemmeno un sondaggio!! Le centrali nucleari sono un assurdo, sono inutili ed hanno costi abnormi per lo smaltimento delle scorie. Da un recente studio della Regione Lazio riporto qualche dato:
Mentre in Italia si continua a discutere sulla possibilità, abbastanza remota, di un ritorno all’energia nucleare, un problema di certo più immediato e concreto turba il sonno degli enti locali: quello della gestione delle scorie prodotte tra gli anni Sessanta e Ottanta, prima che il referendum abrogativo del 1987 chiudesse i cancelli delle centrali. Le scorie radioattive rappresentano un argomento talmente scottante per tutti i paesi industrializzati che producono (o come l’Italia hanno prodotto) energia tramite l’uso del nucleare, da far si che ogni notizia riguardo la loro presenza e le complesse metodiche concernenti il loro smaltimento, venga puntualmente epurata dal palinsesto dei media e relegata nel novero di quelle informazioni che devono essere sottaciute.Dal 1989 in poi i cittadini italiani hanno iniziato a pagare, attraverso un’addizionale sulle bollette Enel, i cosiddetti “oneri nucleari” destinati in un primo tempo a compensare l’Enel e le altre società collegate per le perdite conseguenti alla dismissione delle centrali. Dal 2001 in poi e fino al 2021 gli oneri saranno destinati alla SOGIN. A quella data i cittadini avranno pagato la cifra astronomica di 11 miliardi di euro, pressappoco la metà dell’ultima manovra finanziaria. Con la legge 368 del 2003, contemporaneamente alla nomina del generale Jean quale Commissario con poteri speciali per il nucleare, il premier Silvio Berlusconi elenca gli impianti atomici che devono essere smantellati e dispone l’individuazione di un Deposito Nazionale nel quale le scorie radioattive dovranno essere stoccate. Il 13 novembre 2003 il Consiglio dei Ministri approva un decreto nel quale individua a Scanzano Jonico, in Basilicata il sito nazionale nel quale accumulare le scorie derivanti dalla dismissione delle centrali nucleari. Il costo dell’operazione, comprensivo degli studi necessari per valutare l’idoneità del sito e degli oneri conseguenti al trasporto dei materiali pericolosi arriva nelle previsioni a sfiorare i 2 miliardi di euro. La conseguenza di questa decisione è lo scatenarsi di una vera e propria rivolta da parte degli abitanti e delle autorità di Scanzano e dell’intera Basilicata. Proteste, cortei e blocchi stradali si susseguono praticamente senza soluzione di continuità e il 27 novembre il governo si vede costretto a modificare il decreto, togliendo il nome di Scanzano ed impegnandosi ad identificare entro 18 mesi un nuovo sito nazionale che dovrà essere completato entro e non oltre il 31 dicembre 2008. Dunque entro i prossimi mesi dovrà essere individuato un sito dove realizzare un deposito unico nazionale per il trattamento dei 90mila metri cubi di scorie italiane: 65mila provenienti dallo smantellamento delle centrali nucleari (le scorie delle centrali dell'Enel che, dopo il trattamento, stanno per tornare vetrificate dalla Francia) e 25mila già stoccati nei diversi siti nazionali. Nel deposito nazionale dovranno essere collocati i rifiuti che oggi sono distribuiti in una cinquantina di impianti provvisori, venti località diverse, che erano stati concepiti per tutt'altra destinazione. Oltre alle quattro centrali atomiche in smantellamento di Caorso (Piacenza), Latina, Garigliano (Caserta) e Trino Vercellese, ci sono il polo atomico di Saluggia (Vercelli) con gli storici reattori sperimentali della Fiat e i centri ricerche dell'Enea, i laboratori europei di Ispra (Varese) e il centro Enea della Casaccia (Roma). Ma ci sono anche i depositi atomici dietro casa, come il reattore sperimentale e il deposito nella zona di Milano Lambrate. L’Alto Lazio e la maremma Toscana risultano tra quei territori con maggior concentrazione di aree potenzialmente idonee ad ospitare il sito. C’è il rischio che dopo il carbone, arrivi ora anche il nucleare ad aumentare le pesanti servitù industriali, che nel corso degli anni hanno determinato per quelle comunità un fortissimo degrado ambientale, economico e sociale.
Sul blog di Beppe Grillo ho letto una interessante intervista a Jeremy Rifkin. Sembrerebbe tutto semplice eppure......... Ascoltiamo cosa ha da dire Rifkin:
"Lasciatemi dire che quello di cui abbiamo bisogno adesso è un piano economico che sia sufficientemente ambizioso ed efficace per gestire l’enormità del picco del petrolio e dei cambiamenti climatici. Lasciatemi dire che le grandi rivoluzioni economiche accadono quando l’umanità cambia il modo di produrre l’energia, primo, e quando cambia il modo di comunicare, per organizzare questa rivoluzione energetica. All’inizio del XX secolo la rivoluzione del telegrafo e del telefono convergeva con quella del petrolio e della combustione interna, dando vita alla seconda rivoluzione industriale. Ora siamo al tramonto di quella rivoluzione industriale. La domanda è: come aprire la porta alla terza rivoluzione industriale..... Non credo che l’energia nucleare sarà significativa in futuro e credo che sia alla fine del suo corso e qualsiasi governo sbaglierebbe a investire nell’atomo. Vi spiego le ragioni. Non produciamo Co2 con gli impianti nucleari, quindi dovrebbe essere parte della soluzione ai problemi climatici. Ma guardiamo ai numeri. Ci sono 439 impianti nucleari al mondo, oggi, che producono solo il 5% dell’energia che consumiamo. Questi impianti sono molto vecchi. C’è qualcuno in Italia o nel mondo che davvero crede che si possano rimpiazzare i 439 impianti che abbiamo oggi nei prossimi vent’anni. Anche se lo facessimo continueremmo a produrre solo il 5% dell’energia consumata, senza alcun beneficio per i cambiamenti climatici. E’ chiaro che perché ne avesse, dovrebbero coprire almeno il 20% della produzione. Ma perché la produzione di energia sia per il 20% nucleare, dovremmo costruire 3 centrali atomiche ogni 30 giorni per i prossimi 60 anni. Capito? Duemila centrali atomiche. Tre nuove centrali ogni mese per sessant’anni. Non sappiamo ancora cosa fare con le scorie. Siamo nell'energia atomica da 60 anni e l'industria ci aveva detto: "Costruite gli impianti e dateci tempo sufficiente per capire come trasportare e stoccare le scorie". Sessant'anni dopo questa industria ci dice "Fidatevi ancora di noi, possiamo farcela", ma ancora non sanno come fare. L'agenzia internazionale per l'energia atomica dice che potremmo avere carenza di uranio tra il 2025 e il 2035, facendo cosi' morire i 439 impianti nucleare che producono il 5% dell'energia del mondo.... L’Italia è l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili! Ci sono così tante e distribuite energie rinnovabili nel vostro Paese! Mi meraviglio quando vengo nel vostro Paese e vedo che non vi state muovendo nella direzione in cui si muove la Spagna, aggressivamente verso le energie rinnovabili. Per esempio, voi avete il Sole! Avete così tanto sole da Roma a Bari. Avete il Sole! Siete una penisola, avete il vento tutto il tempo, avete il mare che vi circonda, avete ricche zone geotermiche in Toscana, biomasse da Bolzano in su nel nord Italia, avete la neve, per l’idroelettrico, dalle Alpi. Voi avete molta più energia di quella che vi serve, in energie rinnovabili! Non la state usando…io non capisco. L’Italia potrebbe. Credo che, umilmente, quel che posso dire al governo italiano è: a che gioco volete giocare? Se il vostro piano è restare nelle vecchie energie, l’Italia non sarà competitiva e non potrà godere dell’effetto moltiplicatore sull’economia della terza rivoluzione industriale per muoversi nella nuova rivoluzione economica e si troverà a correre dietro a molti altri Paesi col passare del XXI secolo. Se invece l’Italia deciderà che è il momento di iniziare a muoversi verso la terza rivoluzione industriale, le opportunità per l’Italia e i suoi abitanti saranno enormi." (l'intervista completa è qui)
Insomma sembrerebbe tutto semplice. Perchè venire a raccontarci le favole sul nucleare? Perchè inseguire un modello ormai superato ed una fonte energetica in via di esaurimento? L'Italia sta perdendo tutti i treni e non vedo come potrà farcela, caro presidente dei miei stivali!
(per approfondire l'interessante concetto del "picco di produzione" clicca qui)

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