Per chiudere con le Olimpiadi cinesi riprendo dal blog di Rampini le affermazioni del portavoce del Bocog (comitato olimpico di Pechino) il sig. Wang Wei. A furia di sentirsi fare domande scomode ed impertinenti sul Tibet ad una delle ultima conferenze stampa ha perso le staffe ed è sbottato.
“Ci sono molte critiche in questa sala stampa – ha detto Wang – e questo riflette quanto siano prevenuti certi mass media contro la Cina, quanto poco capiscano la Cina. E’ la stessa esperienza che abbiamo avuto quando la fiaccola olimpica viaggiava fuori dal paese. I Giochi offrono un’ottima finestra per vedere la vera Cina. La storia dimostrerà chi siamo veramente, qual è il progresso in atto nel nostro paese. La storia dimostrerà che fu corretta la decisione del 2001 di assegnare le Olimpiadi alla Cina. Voi non conoscete il Tibet. Dovreste chiedere cosa ne pensa la gente comune a Pechino, in tuttala Cina, e nello stesso Tibet. Io ci sono stato due volte. Nel 1998 ci andai per un programma di sostegno alle scuole. Per l’istruzione ogni tibetano riceve dalla Repubblica Popolare 10.000 renminbi (1.000 euro, ndr) all’anno. Tutte le provincie della Cina aiutano il Tibet. Ho amici in Tibet che sostengono le riforme cinesi, le loro condizioni di vita sono nettamente migliorate. Sono contenti. E’ meglio che voi sappiate qualcosa prima di trarre conclusioni. Questo è il progresso della Cina, lo sviluppo. Questa è la ragione per cui la gente nelle strade è così contenta, è così ottimista sul suo futuro. Anche gli atleti sono contenti di questi Giochi. Ma i mass media devono scrivere articoli, devono trovare qualche notizia. Scrivete notizie vere, per favore. Grazie”. Un lungo, insolito, appassionato sfogo. Un grido dell’orgoglio nazionale ferito, una reazione quasi esasperata. Perfino l’alto funzionario Wang che si è allenato da anni per reggere il ping pong con la stampa dei paesi democratici, sembra aver raggiunto il suo limite di sopportazione. Il processo quotidiano che questi Giochi lo costringono a subire, ieri di colpo gli è sembrato un esercizio intollerabile. Intanto il Cio ha dovuto prendere atto con “rammarico” del trattamento inflitto dalla polizia di Pechino a due fotoreporter dell’Associated Press che mercoledì avevano seguito una manifestazione pro-Tibet. Secondo la denuncia della federazione della stampa estera in Cina, “uno è stato immobilizzato a terra, con il viso schiacciato contro l’asfalto, un braccio piegato violentemente dietro la schiena, mentre gli toglievano l’apparecchio fotografico; l’altro è stato spinto a terra e gli è stata strappata la videocamera”. Wang ha risposto che i giornalisti erano stati scambiati per dei manifestanti.
(@Archetto)
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