sabato 25 ottobre 2008

Free Tibet

La mostra delle fotografie scattate in Tibet lo scorso anno è stata gratificante. Io non sono un fotografo professionista e quando scatto le foto lo faccio per me stesso, per fissare nella mia memoria, magari interprentando a modo mio, dei flash di quello che sto vedendo e vivendo. Il viaggio in Tibet e Nepal è stato folgorante, di quelli che ti cambiano la vita. Toglie il respiro entrare in contatto con un mondo così complesso ed affascianante, pieno di contraddizioni, di bellezza e disperazione, pace e violenza, serenità, miseria. Entrambi i paesi, anche se in modo molto diverso, sono percorsi da rivolte, militari che sparano, attentati. In particolare il Tibet è oppresso dalla dura dominazione cinese che sta snaturando la regione e le tradizioni, omologando alla cinesità un mondo completamente diverso. Sono completamente diversi i lineamenti delle persone, la lingua e la scrittura, le tradizioni, il modo di porsi, la spiritualità in contrasto con il materialismo ex-comunista. Mao disse al Dalai Lama "la religione è veleno". Il Tibet invece è uno stato basato sulla religione e la spiritualità. 50 anni di dominazione hanno portato ad oltre un milione di morti. Ora i tibetani sono solo 6 milioni e negli ultimi anni la popolazione cinese, di razza han, "migrata" forzatamente in Tibet, l'ha superata come numero. Come potere economico non c'è confronto. Tutto è in mano ai cinesi. A Lhasa il 96% della popolazione è cinese. In questo blog (ed in quello gemello Viaggio in Tibet) l'ho scritto tante volte. Nel preparare la mostra fotografica mi sono chiesto se fosse possibile con delle semplici fotografie di viaggio riuscire a dire queste cose. Se fosse giusto nei confronti di chi mi ospitava, se quella era la sede giusta. Ci ho provato. Entrare in contatto con la cultura e la bellezza del Tibet è un modo per aprire le porte del paese delle nevi agli occhi del mondo. Sensibilizzare la persone al fatto che il Tibet esiste, che ha una sua cultura, una grande umanità e sensibilità delle persone, una incredibile spiritualità. Questo è il messaggio. A volte possono di più gli occhi di una bambina che una bandiera alla finestra. E giusto? Non tutti la pensano così. Solo per il fatto che sei lì con il tuo nome viene scambiato per narcisismo, un farsi bello con la vita degli altri. Se dovessi rifare una mostra del genere (molto improbabile) scriverei soltanto FREE TIBET. I diritti umani sono un mio pallino. L'autodeterminazione dei popoli è un diritto basilare. I tibetani devono poter scegliere il proprio futuro, parlare la propria lingua, essere liberi di avere un Dalai Lama, anche solo in foto. Evidentemente il potere di una fotografia è maggiori di quello che si pensa se i cinesi hanno vietato anche le foto del Dalai Lama!

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