sabato 27 febbraio 2010

Saviano, il linciaggio di un mito

Oggi voglio parlare di Roberto Saviano. Per me è un grande. Un bravo scrittore, coraggioso, una di quelle persone nelle quali mi riconosco e che mi fanno pensare che forse, forse una speranza......... in realtà la lettura di Gomorra mi ha confermato quello che prima era soltanto un sospetto: non ce la possiamo fare, non c'è più speranza. Questa è la sensazione che mi dato quel libro. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Il coinvolgimento e le penetrazione della criminalità organizzata nella società italiana è irreversibile. Il secondo libro, La bellezza e l'Inferno, mi ha confermato questo sospetto. Saviano si chiede dov'è la sua gente, se davvero va tutto bene così. Il degrado sociale, morale, etico di questo paese è davvero irreversibile? Può un paese democratico non avere memoria, coscienza di , ci si può abituare a tutto? Ricordate il video di quell'uomo freddato in un vicolo napoletano davanti a tutti in pieno giorno quasi nell'indifferenza generale, con quel padre che scavalca il cadavere con sua figlia in braccio?
Questo è un passaggio del libro La bellezza e l'Inferno (leggi qui)che mi piace molto:
"Quando qualcuno mi riferisce che ricevo attacchi da alcuni giornali, da certi personaggi o programmi televisivi, so di aver agito bene. So che più si cerca di delegittimarmi, più le mie parole fanno paura. Più forte è il cachinno di molti intellettuali infastiditi, più significa che le mie parole sono per loro assordanti.
Tutto questo mi ha veramente fatto apprezzare chi mi critica senza infangarmi e insultarmi, senza inventare gogne e frottole. Solo un confronto critico leale permette di crescere e migliorarsi, mentre il pensiero totalitario che si nasconde dietro il cinismo di certo mondo mediatico è il mio peggior nemico. Lo ritengo un alleato, a volte inconsapevole, del potere criminale.
Se si ha bisogno di dimostrare che tutti sono sporchi, che è tutto marcio, che dietro ogni tentativo di cambiamento si cela un pretesto o una menzogna, allora qualsiasi cosa vale un’altra, tutto è lecito e possibile. Questo atteggiamento è l’anestetico che spinge a promuovere chi “onestamente” si fa corrompere, chi accetta il compromesso, chi sceglie solo il saccheggio, la sopravvivenza, la pornografia di stare a guardare e godere del peggio che ogni giorno ti arriva a casa. Ogni cosa è giustificata perchè si è sempre agito così, perchè tutti fanno così o, peggio, perchè non si può che agire in questo modo."

Secondo voi è esagerato? Nemmeno per idea. In rete ho trovato questo articolo pubblicato da Il Giornale il 15-11-2009 dal titolo illuminante "Quello di Saviano è l'anatema di un guru diventato giannizzero" (sic). L'accusa: aver lanciato un appello contro il processo breve rivolgendosi direttamente al capo supremo!! E quindi....
"Guai a chi ci tocca Roberto Saviano. È un simbolo positivo dell’Italia che non si lascia intimidire dalla malvagità criminale. È un Salman Rushdie oggetto di una fatwa della camorra. Ma perché ci costringe a votargli contro, a passare per suoi nemici e dunque complici «oggettivi» (si dice così tra i compagni) di chi lo minaccia?
Ci spiace, ma egli dopo le ultime mosse si è palesato ormai come un avversario persino modesto. La storia gli ha assegnato un vestito che ora gli va grande. Peccato. Nel momento in cui scende in campo, e lo fa con la sua armatura d'argento del Parsifal puro e duro, invece di puntare la lancia contro la criminalità organizzata cerca di incornare l'avversario politico del giornale per cui scrive, facendolo passare per garante giuridico dei malfattori; allora per favore, scenda dal cavallo di bronzo, non è ancora un monumento. Si accontenti di essere trattato come uno qualsiasi del solito giro degli estensori di appelli antiberlusconiani dall'italiano un po' pasticciato, un Vauro, un Travaglio, un Piero Ricca..... È l'anatema morale tipico di chi si crede ormai un guru. Non ce l'abbiamo tanto con lui, è difficile resistere alla vanità del successo, si crede volentieri alla nobile schiera delle persone importanti, dotate di turibolo e megafoni internazionali. Ti incensano come una specie di divinità capace di ordinare alle schiere celesti di ripulire il mondo con un paio di frasi al computer. E tu lo fai. Non è che scrivi un articolo, esponendoti con la sintassi e il ragionamento di un uomo qualsiasi. No, scolpisci le frasi in nome della tua fama e del tuo curriculum glorioso..."
La cosa che mi ha sconvolto di più è stato leggere i commenti dei lettori di questo articolo. Ne riporto solo alcuni:
sarà forse giunta l'ora di togliere la scorta a certi personaggi e utilizzare i soldi per una seria riforma della giustizia senza se e senza ma???????? maroni non deluderci!!!! secondo me non l'ha nemmeno scritto lui quel libro!!!! è solo un burattino in mano a diliberto, bertinotti, borrelli, la gandus, binetti, santoro ecc... i poteri sinistri forti, illiberali, liberticidi e disfattisti!!!!fede, feltri, farina ecc... fategli vedere voi cosa vuol dire essere personaggi scomodi!!!
Delle due una. O è stupido o completamente in malafede.
Quando l' eroe?? si da alla politica non è più un eroe, ma un politico ... e tra un po' a saviano lo vedremo candidato. Non ho certo letto il libro e mi guardo bene dal guardare il film... ma conosco un po la malavita. E questa a saviano non lo pensa proprio. Personaggi così possono impressionare inellettuali snob con poco contatto con la realtà.
Saviano lo aspetto al secondo libro che scriverà, se lo scriverà...
Saviano si è montato la testa ed ha trovato la collocazione giusta nel giornale del Dio in terra .Gli è permesso di vivere sotto scorta al contrario di molti giornalisti che per denunciare mafia e camorra sono stati ammazzati
Saviano chi?
Saviano? No grazie... ho le scatole piene di quaqueraquà.
A queste persone Saviano dedica una non-dedica nel suo ultimo libro. Eccola:
"A volte però mi trovo a guardare indietro. E allora so a chi questo libro non è destinato. So che non va a tutte quelle persone con cui sono cresciuto, che si sono accontentate di galleggiare, bestemmiare al tavolo del bar, tirare a campare in giorni tutti uguali. Non va ai rassegnati, ai cinici pigri. Appagati da una sagra o da una serata in pizzeria. Rimasti fermi a scambiarsi le fidanzate, scegliendo tra chi è rimasto spaiato come le scarpe dentro scatole impolverate, dimenticate in fondo a un armadio.
A chi crede che per divantare adulti bisogna caricarsi in groppa i fallimenti di un altro, piuttosto che rilanciarsi insieme in una sfida. A queste persone non va. Certamente si sa per chi si scrive, ma si sa anche per chi non si scrive. Io non scrivo per loro. Non scrivo per persone nelle quali non mi riconosco, non scrivo mandando lettere verso un passato che non posso voglio più raggiungere.
Perchè se guardo indietro so di finire come la moglie di Lot, trasformata in statua di sale mentre guardava la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra. E’ questo che fa il dolore quando non ha nessuno sbocco e nessun senso: ti pietrifica. Come se i tuoi pianti o quelli che non riesci a versare, a contatto col tuo rancore e col tuo odio si rapprendessero in tanti cristalli, divenendo una trappola mortale."
Quell'Italia mi lascia pietrificato. Ma, come dice sempre Beppe Grillo, loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure

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