Arch. Ing. Šárka Garlíková (Studio MIMOLIMIT / Praga)
Arch. Stefano Follesa (Architetto e Designer/Dipartimento TAeD Università degli Studi di Firenze)
Angelo Minisci, designer (Lab. di progettazione tecnologica, Università degli Studi di Firenze)
Arch. Pietro Novelli (lib. professionista / Firenze)
Arch. Giovanni Galanti (Corso di Disegno Industriale, Università degli Studi di Firenze)
Arch. Fabio Ramelli (lib. professionista / Firenze)
Unity of beauty in plurality"-
UNITA' DI BELLEZZA NELLA PLURALITA'
Architettura e design a Praga e nella Repubblica Ceca
Limonaia di Villa Strozzi – Via Pisana
Firenze
1 - 8 settembre 2011
La mostra mette il risalto il grande cambiamento subito dall'Architettura e dal Design nella Repubblica Ceca, soprattutto dopo la caduta del muro di Berlino tramite un eclettica esposizione di importanti progetti realizzati da Mimolimit . La Cecoslovacchia (oggi Repubblica Ceca ) è stata la prima nazione ad avviare nel 1968, con la celebre "PRIMAVERA DI PRAGA", la cosiddetta rivoluzione sociale che ebbe il suo culmine nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino. Nell’arco di quel ventennio presero forma le linee guida della rinascita dell'Architettura e del Nuovo Design Ceco, ormai riconosciuto come "scuola" a livello europeo. Il programma di Unity comprende conferenze e dibattiti ai quali parteciperanno architetti e designers italiani e cechi, tra cui Barbora Scorpilova, una delle maggiori designer dell’ultima generazione e gli architetti italiani Giovanni Galanti e Fabio Ramelli. Sono previsti anche dj set a cura di Jan Stephan con una playlist di BAZAR CD-VYKUPZAHOTOVE- uno dei maggiori music store di Praga e concerti dal vivo di Acquaraggia che proporranno un repertorio di cover di brani con l’architettura e gli architetti , da Frank Lloyd Wright a the Architetcs, il concerto di Fabrizio Mocata( piano solo)con musiche di Dvorak, Vitous e infine uno spettacolo di danza finale su musiche di Smetana.
L’evoluzione del Design nella Repubblica Ceca
Dopo la seconda guerra mondiale, il design mondiale ha subito una grande trasformazione infrangendo molti tabù riguardo ai concetti di “buon gusto” ed “utilità” .
Nella Repubblica Ceca il design lottava per sopravvivere ai cambiamenti sociali e politici del regime socialista che aveva radicalmente messo fine alla grande tradizione della moderna architettura cecoslovacca. Il design divenne così sinonimo di un lusso eccessivo associato uno stile di vita tipicamente capitalistico,
Di conseguenza, le abitazioni, gli uffici del ben nutrito apparato burocratico statale, i negozi e persino i ristoranti ed i cafès erano sommersi dal cosiddetto “grigio standardizzato”.
Mobili lucidati in un’unica maniera, lettini pieghevoli ricoperti di leskimo (sfocato materiale lucido tratto da fibre artificiali), tavoli di umakart ( un tipo di plastica che imita il legno ed altri modelli decorativi), posate pieghevoli in alluminio, bicchieri color senape, ecco i must del design ceco dell’epoca. Infine la vasta proliferazione di “ proprietà modello scatola” uccideva il senso estetico di villaggi, città e regioni intere con abitazioni uniformi anonime e poco ispirate. Le riviste professionali non scrivevano abitualmente di design, ma di “artigianato” e “arti applicate”e i giornali,in generale si preoccupavano di impedire che la parola "design" saturasse i lettori e li portasse a considerare l'atmosfera delle famiglie ceche troppo decadente
Gli anni 90
Nel 1990, il Museo di Arti Decorative di Praga organizzò la Mostra "Strade verso il Post-Modernismo "sull’architettura degli anni 80 che segnò una vera e propria svolta. Quello stesso anno, Borek Sipek divenne capo del dipartimento di Architettura e Design alla Accademia delle Arti, di Praga, introducendo non soltanto un nuovo stile, ma anche un approccio intermediale al design come disciplina artistica e filosofica. Nei primi sei anni della sua attività, dal Dipartimento uscirono alcuni tra i più promettenti nomi dell’ultima generazione. Tra questi Barbora Skorpilova, ospite della rassegna fiorentina che afferma di essere grata a Borek per aver capito che attraverso il design si può creare “una storia vera per la gente" ,dopo aver imparato “a non aver paura di pensare a se stessa”
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