martedì 16 ottobre 2007

Pechino contro il Dalai Lama

L'arroganza della Cina è oramai senza limiti. Anzi, è proprio la loro nuova potenza economica (e politica) ed il palese riconoscimento sulla ribalta internazionale del regime cinese che sta generando una escalation di intimidazioni verso tutti coloro che non sono allineati. Ad ascoltare le affermazioni della autorità cinese si rimane sbalorditi, viene da pensare che non è possibile cercare di imporre all'opinione pubblica mondiali simili scemenze. La notizia di oggi rilanciata dall'Ansa è sintomatica: "Pechino minaccia Washington, "Nessuna medaglia al Dalai Lama" Vediamo di ricapitolare cosa sta succedendo a 10 mesi dall'inizio delle Olimpiadi (ricordo che la Cina, al momento dell'assegnazione dei Giochi, si era impegnata a risolvere la questione dei diritti umani e delle minoranze).
1) La mattina del 10 ottobre 2007 una trentina di attivisti tibetani appartenenti al movimento Tibetan Youth Congress hanno indetto una manifestazione di protesta di fronte all’ambasciata cinese di New Delhi per chiedere a Pechino l’immediata abrogazione della legge in base alla quale tutte le reincarnazioni dei lama tibetani devono essere riconosciute e approvate dal governo cinese. La normativa, emanata nell’agosto 2007 dall’Ufficio di Stato per gli Affari Religiosi ed entrata in vigore il 1° settembre, stabilisce infatti che “Il riconoscimento dei cosiddetti buddha viventi reincarnati, avvenuto senza l’approvazione del governo, è illegale e non valido”. In questo modo la Cina si arroga il potere di riconoscere le future reincarnazioni compresa quella del Dalai Lama. (dal sito dell'Ass. Italia-Tibet).
2) La Cina si è irritata nei giorni scorsi con la Germania semplicemente perchè la Cancelliera Merkel aveva ricevuto il Dalai Lama. Per rappresaglia sono stati cancellati degli incontri già programmati con delegazioni tedesche.
3) In precedenza , esattamente nello scorso maggio, cedendo alle pressioni cinesi, il Belgio ha chiesto al Dalai Lama di cancellare la sua visita a Bruxelles dove il leader tibetano avrebbe dovuto partecipare alla sessione inaugurale della quinta conferenza mondiale dei Gruppi di Sostegno al Tibet e incontrato alcuni parlamentari europei. Il governo belga, nel motivare la sua richiesta, aveva messo in relazione la visita del Dalai Lama a Bruxelles con una successiva visita a Pechino di una delegazione commerciale ed aveva ammesso di aver ricevuto ripetute sollecitazioni dal governo cinese affinché il Dalai Lama non effettuasse il suo viaggio in Europa.
4) Sul Corriere della Sera di oggi leggo che "il conferimento al Dalai Lama di una medaglia da parte del Congresso degli Stati Uniti, porterà «un grave danno» alle relazioni tra Cina ed Usa. Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri Liu Jianchao in una conferenza stampa a Pechino. In precedenza erano stati i delegati della Regione Autonoma del Tibet al 17° Congresso del Partito Comunista Cinese,in corso a Pechino, a tuonare contro il conferimento della medaglia al leader tibetano. «Siamo furiosi - ha affermato il leader regionale del Partito Zhang Qingli - se il Dalai Lama riceve un premio del genere, vuole dire che nel mondo non c' è giustizia, non ci sono buone persone».
Liu Jianchao, il portavoce del ministero degli esteri, ha precisato che secondo la Cina conferire un riconoscimento al Dalai Lama costituisce «una grave interferenza negli affari interni cinesi». Il leader tibetano chiede per il Tibet una «genuina autonomia» ma Pechino continua ad accusarlo di essere favorevole all'indipendenza del Tibet. Nelle ultime settimane la stampa cinese ha pubblicato una lunga serie di violenti articoli contro il Dalai Lama, accusandolo tra l' altro di essere un assassino ed un sostenitore di sette di fanatici religiosi come quella giapponese dell' Aum Shirikyo, responsabile di attentati che hanno causato la morte di decine di persone. Non è chiaro se gli articoli facciano parte di un tentativo di bloccare la cerimonia in onore del leader tibetano a Washington o abbiano altre motivazioni.
5) 11 giugno 2007: l’organizzazione Human Rights Watch (leggi il rapporto originale) denuncia il forzato trasferimento di settecentomila tra pastori e nomadi dai pascoli dell’altopiano tibetano e delle aree adiacenti in case coloniche situate nelle vicinanze dei centri abitati. I pastori sono stati obbligati ad uccidere il bestiame ( yak, pecore e capre), in cambio di rimborsi minimi o inesistenti. Le persone trasferite nelle aree urbane incontrano inoltre enormi difficoltà a trovare un lavoro dignitoso in grado di garantirne la sopravvivenza, in parte perché non conoscono la lingua cinese e in parte perché non possiedono il denaro necessario all’avvio di una qualsiasi attività. Secondo il governo cinese, il processo di urbanizzazione, iniziato nel 2000 e proseguito a ritmi serrati a partire dal 2003, è necessario per la protezione dell’ambiente e per “sviluppare”, “civilizzare” e “modernizzare” sia le aree interessate sia la popolazione. Human Rights Watch, che ha chiesto a Pechino di sospendere i trasferimenti e di consentire ai pastori e ai nomadi di tornare alle proprie terre, ritiene invece che dietro questa politica si nasconda il desiderio di cancellare la cultura tibetana e di assimilare i tibetani alla popolazione han.
(Potete leggere un interessante articolo su Peace Reporter del 16/10/07)
Davanti a queste notizie il mondo non ha niente da dire??
O forse per noi la Cina è soltanto una potenza economica da aiutare per migliorare il tenore di vita di tanti poveracci e che ci consentirà di andare in giro con una nuova fiammante Lambretta (da Repubblica di oggi: "Ecco la Lambretta cinese. Il debutto al supermarket")

1 commento:

  1. Io ci sono stata in Tibet e a parte il dolore di sentir chiamare il Dalai Lama un criminale c'è la rabbia dell'indifferenza dimostrata dal nostro governo. La perdita della cultura tibetana è una perdita per il mondo. Le loro bandiere sventolano anche per noi e pregano per il bene del mondo..... Om mani padme hum...

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