La morte di Giuseppe Gatì farà parlare tanto. Chi è Giuseppe? Ecco quello che scrive il 7 aprile scorso sul suo blog:
“Io ho deciso di rimanere qui, perchè non devo essere io ad emigrare per non “sporcarmi le mani” per cercare un lavoro, ma deve andare via chi questa terra l’ha martoriata. Ho creato un piccolo spazio cartaceo che periodicamente metto in giro (volantini e manifesti) al quale ho dato il nome di QUI CAMPOBELLO LIBERA (il mio paese infatti si chiama Campobello di Licata in provincia di Agrigento). Ancora sono il solo ad occuparmene, ma confido di risvegliare qualche bell’anima; Il mio spazio si occupa di informare i cittadini di ciò che i media nazionali oscurano o censurano: condannati in parlamento, leggi vergogna, inciuci ecc. Ho già avuto i primi commenti negativi, ma non mi fermo qui. Questa è la mia terra e io la difendo.” Giuseppe Gatì
Negli ultimi giorni del 2008 Giuseppe diventa "famoso" contestando Sgarbi e inneggiando a Caselli ed al pool antimafia. Questo è il video di quell'episodio.
Pochi giorni dopo muore fulminato da un frigorifero-contenitore per il latte dell'azienda di famiglia. Sicuramente è casuale. O forse no. Di sicuro vivere nel cuore della Sicilia ed avere quel coraggio e quella determinazione non aiuta a vivere. Vuol dire schierarsi contro i poteri forti, quell'intreccio di mafia e politica che governa l'isola da sempre. Vuol dire scegliere di avere una vita difficile, essere una persona scomoda. Giuseppe era uno di noi. Un puntino luminoso, un altro, che si è spento per sempre.
"Stamattina Giuseppe Gatì è morto. Incredibile, vero? Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi e ancora non ci crediamo.Giuseppe è morto mentre lavorava: era andato a prendere il latte da un pastore ed è morto fulminato mentre apriva il rubinetto della vasca refrigerante del latte. E’ morto dentro una bettola di legno, sporca.E’ morto un amico, una persona pulita, con sani principi. Chi ha avuto modo di conoscerlo sa che raro fiore fosse.Voleva difendere la sua terra, non voleva abbandonarla, era rimasto a Campobello di Licata, un paesino nella provincia di Agrigento che offre poco e dal quale è facile scappare. Lavorava nel caseificio di suo padre, con le sue “signorine”, le sue capre girgentane, che portava al pascolo. Era un ragazzo ONESTO, con saldi principi volti alla legalità e alla giustizia. Aveva fatto di tutto per coinvolgere i dormienti giovani Campobellesi, affinchè si ribellassero contro questa società sporca e meschina.Era troppo pulito per vivere in mezzo a questo fetore e a questo schifo.Aveva urlato “VIVA CASELLI! VIVA IL POOL ANTIMAFIA!” era stato anche criticato per questo, ma aveva smosso queste acque putride e stagnanti che ci stanno soffocando.Era un ragazzo dolcissimo, dava amore, desiderava amore. Suo padre oggi ha detto, distrutto dal dolore, in lacrime: “Sono sempre stato orgoglioso di mio figlio, anche se a volte ho dovuto rimproverarlo, solo perchè mi preoccupavo per lui. Ma sono orgoglioso di lui per tutto quello che ha fatto.” Giuseppe questo lo sapeva.Anche noi, Alessia, Alice e tutti i suoi amici siamo orgogliosi di lui. Non sappiamo come esprimere il nostro dolore. Ancora non riusciamo a crederci. Vi lasciamo con le sue parole: 'E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci'."
Il momento di Giuseppe è durato come un batter di ciglia.
(Mi identificano piu volte e mi perquisiscono. Poi mi intimano di chiamare i miei amici, per farsi consegnare la videocamera, ma io mi rifiuto. Arriva di nuovo il presunto appartenente alle forze dell’ordine in borghese e mi dice sottovoce che lui dirà di esser stato aggredito e minacciato da me. Non mi fanno parlare, non mi posso difendere. Dopo oltre un’ora e mezza mi dicono che non ci sono elementi per essere trattenuto ulteriormente, mi fanno fermare il verbale di perquisizione e mi congedano con una frase che non posso dimenticare: "Devi capire che ti sei messo contro Sgarbi, che è stato onorevole e ministro")
"E' con immenso dolore che vogliamo unirci alla tragedia della famiglia di uno dei più valorosi ragazzi conosciuti nel nostro cammino: Giuseppe Gatì.
Avevamo offerto a lui il nostro sostegno quando, preoccupato per le reazioni che le sue grida "Viva Caselli, viva il pool antimafia" davanti al Sindaco di Salemi avevano suscitato, si era rivolto a noi. E' morto questa mattina, a poco più di vent'anni.
Il dolore per la sua morte è qualcosa di difficilmente spiegabile in parole perchè Giuseppe era diventato parte del nostro mondo e delle nostre battaglie e per questo si era conquistato la nostra stima ed il nostro affetto.
Ci ha seguito ovunque e sostenuto sempre, spesso incontrando difficoltà ed ostacoli davanti ai quali non si è mai fermato. Ha condotto le sue battaglie investendo risorse ed energie fino al limite delle proprie possibilità dimostrando un valore ed una tenacia difficili da trovare.
Per questo ci eravamo affezionati a lui ed avevamo deciso di sorreggerlo e difenderlo dagli attacchi, fisici e verbali, che aveva ricevuto.
Sappiamo che il dolore della sua famiglia e dei suoi affetti più cari è inconsolabile ed insanabile ma vorremmo invitarli a lasciare che la fierezza per aver cresciuto un ragazzo con i sani valori che ha dimostrato avere prevalga sul dolore.
Di Giuseppe noi ricorderemo il coraggio, la fierezza e la forza delle sue idee".
"Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia"
Quando mi ha telefonato Sonia stavo lavorando al computer. Come 17 anni fa, quando mi chiamò mia moglie e mi disse che stavano dicendo alla televisione che c'era stato un attentato a Palermo, in Via D'Amelio. Ho provato una sensazione troppo simile a quella di allora.Si, lo so, è una cosa diversa, allora era stato una attentato, un attentato che aveva provocato una strage. Questa volta dicono che è stato un filo scoperto, un filo sul quale sembra che Giuseppe abbia camminato mentre lavorava vicino a un silos pieno di latte.L'autopsia dirà se le cose sono andate come si legge in questo momento nelle prime notizie di agenzia.Ma io sento un nodo alla gola che non si scioglie. E' morto un ragazzo coraggioso,un ragazzo libero, un ragazzo che aveva il coraggio delle sue idee e le gridava in faccia senza timore anche ad un pregiudicato travestito da sindaco e protetto dalla forza pubblica e dai suoi amici, che hanno preso quel ragazzo a calci e pugni.Questa è la legalità ad Agrigento, essere forti con i deboli e deboli con i forti, ma questo ragazzo non era debole, era più forte di tutti noi, era una ragazzo che aveva il coraggio di fare quello che tutti noi doveremmo fare. Non assistere in silenzio a quello che sta accadendo in Italia, allo scempio della nostra Costituzione, all'assassinio senza spargimento di sangue di magistrati, alla distruzione della nostra democrazia, ma gridare dovunque la nostra protesta, la nostra rabbia, la nostra voglia di Giustizia.
Adesso Giuseppe, grideremo anche per te, te lo promettiamo, e la nostra rabbia diventerà più forte, più forte di tutto, non riusciranno più a fermarci. (Salvatore Borsellino)
Questa è la notizia data da Repubblica (giuro che è tutta qui):
Incidente sul lavoro nell'Agrigentino. Ragazzo muore folgorato in caseificio.
AGRIGENTO - Un ragazzo di 24 anni, Giuseppe Gatì, è morto questo pomeriggio a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento, dopo essere stato folgorato da una scarica elettrica. L'incidente è avvenuto nel caseificio di proprietà del padre della vittima, coordinatore cittadino del Pd. Il ragazzo, che lavorava con il padre, non si è accorto che c'era un filo scoperto, inavvertitamente l'ha toccato ed è morto folgorato. I carabinieri hanno aperto un'inchiesta. Nelle settimane scorse Giuseppe Gatì si era reso protagonista di una accesa contestazione al sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi durante la presentazione dell'ultimo libro del critico d'arte ad Agrigento.
(31 gennaio 2009)
Sai qual'è la cosa che mi da più dolore....quel dolore rabbioso che ti dà l'amaro in bocca e che ti fa dire che è tutto una merda? La notizia de "La Repubblica".
RispondiEliminaIo Gatì l'ho conosciuto grazie a te in auel video in cui contestava Sgarbi ed ho detto....che coraggio. Beh io quel coraggio non ce l'ho oerchè invece di fare qualcosa di concreto preferisco a volte non sapere....
Ma il dolore c'è e persiste ormai da anni.....
Sono rassegnata... a vivere in uno stato non laico... in piena crisi economica, finanziaria, sociale, politica... dove chi dovrebbe informare non lo fa con onestà e passione: dopo la manifestazione di Di Pietro l'unica cosa di cui si è parlato per giorni è "l'offesa" fatta al Presidente della Repubblica.. ma quale offesa? Forse era meglio che l'informazione si concentrasse sull'intervento del fratello di Borsellino... non so più cosa fare.. continuo solo a pensare ma non ho voglia di confrontarmi.
RispondiEliminaSonia
Posso solo dirvi che dobbiamo continuare a pensare con la nostra testa; siamo più di quanto si pensi. L'interesse suscitato da questo post ne è la prova! L'importante è non arrendersi, non rassegnarsi perchè tanto le cose non cambieranno mai.
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