L'Italia vive in un eterno presente. La sua memoria è una spiaggia lavata senza sosta dalle onde del mare. Un Paese cinico, spesso servo, per un periodo luce del mondo. Un posto in cui si vive bene solo se si è già morti dentro. Un Paese senza coscienza di sè che forse non esiste. Un tunnel di morti ammazzati e dimenticati. In nessun Paese democratico nel dopoguerra c'è stata una strage di magistrati, di giornalisti, di poliziotti, di Carabinieri, di persone comuni, semplicemente oneste, come in Italia. E' stata una strage immane, un Vietnam d'Italia. L'italiano non parla, non sente, non vede e odia l'informazione. Per informarsi e trarne le conseguenze dovrebbe mettere in discussione tutto, a partire da sè stesso e dal suo contributo alla vita sociale. Non vuole sapere, perchè sapere è pericoloso. L'italiano è barricato in suo fortino personale di convizioni, di miti, di balle, di televisioni. E' una questione di sopravvivenza. E' un malato terminale di democrazia che si illude di essere libero. L'italiano vive un incubo, ma riesce a trasformarlo in un sogno. Per lui tutto è possibile, l'importante è crederci. Disinformare per Credere
Agorà era, nella polis greca, la piazza in cui i cittadini si riunivano per discutere e dibattere dei problemi della comunità e decidere cosa fare. Non sono così presuntuoso. Ma sarei contento di riuscire a parlare, ragionare, discutere con altri navigatori. Contento di porre domande e dare risposte.
sabato 2 maggio 2009
La libertà di informazione in Italia
La notizia è: l'Italia scivola sempre più giù nella classifica di Freedom House sulla libertà di informazione. Siamo arrivati al 71° posto. Siamo classificati parzialmente liberi. Che siano comunisti anche quelli di Freedom House? Il commento di Beppe Grillo alla notizia lo condivido in pieno. Eccolo.
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