Iniziativa singolare quella di un gruppo di italiani "espatriati" che hanno deciso di protestare pe la situzione di degrado culturale, sociale e umano dell'Italia.
Creiamo ponti, non muri. (ovviamente non si riferisce al Ponte di Messina!)
Purtroppo nessuno più si indigna o protesta per la deriva inesorabile del nostro paese. Servirà a qualcosa imbarcarsi a Barcellona e sbarcare a Genova? Per i più no, è sempre tutto inutile, tanto non cambia mai niente. Ma a volte credere in qualcosa e sperare in un mondo migliore (o magari solo un po' diverso) fa bene, aiuta a sentirsi meglio. Fa bene accorgersi di non essere soli. C'è una parte di Italia che non vuole piegarsi a questo mondo di rutti leghisti e veline scosciate. E' una forma di resistenza, sociale ed intellettuale.
Non sarò sulla nave ma hanno sicuramente il mio appoggio. Che è in buona compagnia visto che hanno aderito veramente in tanti tra cui Emergency, Fiom Nazionale, Modena City Ramblers, Peace Reporter, Dario Fo, Franco Battiato, Moni Ovadia, Jose Saramago, Roberto Vecchioni, Cecilia Strada, Paolo Rossi, Sabina Guzzanti....... (vedi qui l'elenco completo e aderisci anche tu).
Partenza da Barcellona il 25 giungo alle 22.00
Arrivo a Genova il 26 giungo verso le 18.00
Il Manifesto (dal sito losbarco.org)
Siamo un gruppo di italiani/e che vivono a Barcellona.
Insieme ad amici (non solo italiani) assistiamo seriamente preoccupati a ciò che avviene in Italia. Certo la crisi c’è anche qua, ma la sensazione è che la situazione nel nostro Paese sia particolare, soprattutto sul lato culturale, umano, relazionale.
Il razzismo cresce, così come l’arroganza, la prepotenza, la repressione, il malaffare, il maschilismo, la diffusa cultura mafiosa, la mancanza di risposte per il mondo del lavoro, sempre più subalterno e sempre più precario. I meriti e i talenti delle persone, soprattutto dei giovani, non sono valorizzati. Cresce la cultura del favore, del disinteresse per il bene comune, della corsa al denaro, del privato in tutti i sensi.
In Spagna, negli ultimi mesi, sono usciti molti articoli raccontando quello che avviene in Italia, a volte in toni scandalistici, più spesso in toni perplessi, preoccupati, sconcertati.
Si è parlato dei campi Rom bruciati, dei provvedimenti di chiusura agli immigrati, delle aggressioni, dell’aumento dei gruppi neofascisti, delle ronde, dell’esercito nelle strade, della chiusura degli spazi di libertà e di democrazia, delle leggi ad personam.
Dall’estero abbiamo il vantaggio di non essere quotidianamente bombardati da un’informazione (??) volgare e martellante, da logiche di comunicazione davvero malsane.
E allora: che fare? Prima di tutto capire meglio, confrontarci, quindi provare a reagire. Siamo convinti che ci siano migliaia di esperienze di resistenza, di salvaguardia del territorio, di difesa dei diritti, della salute, di servizi pubblici di qualità. E che vadano sostenute.
Al termine di un percorso che abbiamo appena iniziato, vogliamo quindi organizzare una nave che parta da Barcellona il 25 giugno 2010 e arrivi a Genova.
Sarà la nave dei diritti, che ricorderà la nostra Costituzione e la sua origine, laica e pluralista, la centralità della libertà e della democrazia vera, partecipata, trasparente: dai luoghi di lavoro alle scuole, ai quartieri, ai servizi, al territorio. Ricorderà che il pianeta che abbiamo è uno, è questo, questo è il nostro mare, di tutti i popoli. Che chiunque ha diritto di esistere, spostarsi, viaggiare, migrare, come ha diritto che la sua terra non sia sfruttata, depredata. Ricorderà che le menzogne immobilizzano, mentre la verità è rivoluzionaria.
Ricorderà che cultura e arte sono i punti più alti del genere umano, sono fonte di gioia e piacere per chi li produce e per chi ne beneficia, non sono fatte per il mercato.
Ricorderà che esistere può voler dire resistere, difendere la propria e l’altrui dignità, conservare la lucidità, il senso critico e la capacità di giudizio.
Creiamo ponti, non muri.
È un grido di aiuto e solidarietà, che vogliamo unisca chi sta assistendo da fuori a un imbarbarimento pericoloso a coloro che già stanno resistendo e non devono essere lasciati/e soli/e.
Non siamo un partito, non siamo una fondazione, non sventoliamo bandiere, tanto meno bianche. Siamo piuttosto un movimento di cittadini/e che non gode di alcun finanziamento.
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