sabato 29 marzo 2008

Cronache tibetana

Quando siamo stati in Tibet la scorsa estate abbiamo notato alcune cose che non ci piacevano e che facevano presagire il vero "clima" che c'è in Tibet. Era iniziato il count-down delle Olimpiadi e c'erano state le prime manifestazioni isolate tese ad attirare le attenzioni della comunità internazionale sulle Olimpiadi. La settimana precedente la nostra partenza la frontiera era stata chiusa e non venivano rilasciati i visti. Poi, per fortuna, la cosa è rientrata e siamo potuti partire. Il visto ce l'hanno rilasciato a Kathmandu, una delle due porte di accesso al Tibet.
Per accedere ad alcune zone del Tibet è necessario avere un visto speciale. A volte si deve pagare un biglietto. Noi dovevamo dare di continuo i passaporti alla nostra guida, che è obbligatoria. Come era obbligatorio rispettare la tabella di marcia. Abbiamo trovato spesso posti di blocco dove ci veniva assegnato un tempo preciso per raggiungere quello successivo. Su alcune strade il nostro autista era costretto ad andare pianissimo per rispettare i tempi. Tutti gli edifici pubblici, le fabbriche, le infrastrutture principali (ferrovia, ponti, il campo base dell'Everest) e tutti i più importanti monasteri buddisti erano presidiati dai militari. I turisti non possono entrare nelle case dei tibetani. Queste stesse cose sono state riferite da alcuni giornalisti in "visita-guidata" lo scorso 14 marzo.
“L’autobus dall’aeroporto a Lhasa andava volutamente lentissimo nonostante le nostre proteste. Abbiamo passato tre posti di blocco. Un ufficiale ha spiegato che stavano fermando gli automobilisti solo per controllare eccessi di velocità, infrazioni al codice della strada o il mancato uso della cintura di sicurezza. Davanti agli edifici pubblici abbiamo visto polizia militare in tuta mimetica e con armi automatiche puntate, in stato di massima allerta. Ci hanno portati in visita a una clinica bruciata durante le proteste. La sera i nostri accompagnatori ci hanno sconsigliato di uscire dall’albergo e ci hanno chiesto di informarli su ogni nostro movimento”.
Sicuramente il clima ora sarà molto peggio di quello che abbiamo visto noi. O forse ora si sono soltanto accesi i riflettori sulla questione tibetana. Facciamo in modo che non si spengano. Teniamo alta la fiaccola dei diritti umani ...... e non quella olimpica.

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