sabato 19 luglio 2008

Un paese culturale abitato da ignoranti?

Il titolo è di Michele Serra ed è proprio azzeccato. Parliamo dello stato della cultura in Italia. Federculture ha assemblato dei dati e redatto un rapporto dal titolo "Creatività e produzione culturale. Un paese tra declino e progresso" che puoi leggere qui.
Vogliamo commentare?
Innanzitutto mi colpisce un dato evidenziato nell'inchiesta di Claudia Fusani su Repubblica: "La scure di Tremonti andrà giù senza pietà davanti al bilancio del ministero dei Beni culturali. Da sempre fanalino di coda delle varie amministrazioni dello stato (nel 2007 i finanziamenti erano cresciuti dello 0,10 per cento arrivando a 1,98 miliardi mentre per gli altri ministeri la crescita era stata del 6,9%), la manovra triennale di Tremonti toglierà ai Beni culturali 900 milioni di euro in tre anni. Altri 150 se ne sono andati da voci legate allo spettacolo e alla tutela del paesaggio per finanziare il taglio dell'Ici. Gli enti locali dedicano alla cultura tra lo 0,9 delle Regioni al 3,3 dei Comuni. "
Mentre invece il resto dell'Europa si muove nella direzione opposta
"l'Inghilterra stanzia oltre 10 milioni di sterline per il piano strategico Creative brain, New talents for the new economy che punta sulla formazione dando vita a 5000 nuove occasioni di apprendistato per i giovani creativi e alla costituzione di decine di hub accademici per le industrie creative per collegare scuole, college e università su tutto il territorio britannico. Progetti analoghi che mettono insieme creatività, cultura ed economia sono in Olanda, in Germania, nei paesi scandinavi e poi in Spagna, Lettonia, Austria e Svizzera. L'Italia, si legge nel Rapporto, "fatica ad adeguare le strategie di rilancio alle strategie imposte dalla competizione della società globale nell'economia della conoscenza".
Come sempre l'Italia pensa di vivere di rendita, crediamo che sia sufficiente il nostro enorme patrimonio culturale e storico. "L'Italia sconta una visione della cultura ancora identificata quasi esclusivamente con la conservazione del patrimonio artistico, o piuttosto legata al tempo libero, quasi sempre considerata una spesa più che un investimento". Soprattutto una visione che "non comprende la reale portata della creatività come forza trainante dell'economia grazie ai suoi effetti di contaminazione nel tessuto produttivo in termini di innovazione, valore aggiunto e competitività".
Ed infatti nelle classifiche siamo indietro su tutto
L'Italia è al 15° posto in Europa per produttività di ogni ora lavorata; al 17° per quota di pil destinata a investimenti in ricerca e sviluppo e al 24° per quella destinata alla formazione delle risorse umane. La nostra migliore università pubblica è al 173° posto nella classifica degli atenei. Secondo il World economic forum l'Italia è al 46° posto nella classifica della competitività, seimila cervelli ogni anno lasciano il paese e vanno all'estero e i professori sotto i 40 anni sono il 17 per cento del totale. Un sistema vecchio, in netta perdita. E anche il nostro "fascino", la capacità di attrattiva del paese nel suo insieme, scivola al quinto posto nel mondo dopo Australia, Stati Uniti, Regno Unito e Francia.
Nella classifica dei musei più visitati il primo italiano è al 7° posto: Muesei Vaticani (che non sarebbe nemmeno Italia) e poi gli Uffizi al 21°. Ma come al ventunesimo posto?? Credevo fosse uno dei musei più visitati al Mondo ed invece è preceduto, oltre a tutti quelli più noti, anche dal Kelvingrove Art Gallery di Glasgow, dal Field Museum di Chicago o dal Museum of Fine Arts di Houston. D'altra parte è vent'anni che a Firenze si parla dei Grandi Uffizi, la gru staziona miseramente da una parte e la tettoia di Arata Isozaki divide le intelligenze del paese.........

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