mercoledì 15 ottobre 2008

"Voglio una vita"

" 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me...
Perché io devo vivere come un recluso, un lebbroso, nascosto alla vita, al mondo, agli uomini? Qual è la mia malattia, la mia infezione? Qual è la mia colpa? Ho voluto soltanto raccontare una storia, la storia della mia gente, della mia terra, le storie della sua umiliazione. Ero soddisfatto per averlo fatto e pensavo di aver meritato quella piccola felicità che ti regala la virtù sociale di essere approvato dai tuoi simili, dalla tua gente. Sono stato un ingenuo. Nemmeno una casa, vogliono affittarmi a Napoli. Appena sanno chi sarà il nuovo inquilino si presentano con la faccia insincera e un sorriso di traverso che assomiglia al disprezzo più che alla paura: sono dispiaciuti assai, ma non possono.... I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua? Colpa, quale colpa? E' una colpa aver voluto raccontare la loro vita, la mia vita?...
Sono solo uno scrittore, mi dico, e ho usato soltanto le parole. Loro, di questo, hanno paura: delle parole. Non è meraviglioso? Le parole sono sufficienti a disarmarli, a sconfiggerli, a vederli in ginocchio. E allora ben vengano le parole e che siano tante. Sia benedetto il mercato, se chiede altre parole, altri racconti, altre rappresentazioni dei Casalesi e delle mafie. Ogni nuovo libro che si pubblica e si vende sarà per loro una sconfitta. E' il peso delle parole che ha messo in movimento le coscienze, la pubblica opinione, l'informazione..." (Roberto Saviano, tratto da Repubblica)
Gomorra è stato uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni. Duro, drammatico, reale. Ti toglie il respiro. Mentre leggevo pensavo: 'azzo che coraggio che ha questo ragazzo. Ora la rabbia e la vendetta sta uscendo fuori. La situazione si è ribaltata. Dovrebbero essere i malavitosi ed i camorristi citati nel libro ad essere preoccupati della propria sorte, essere braccati, in pericolo o nascosti in località segrete per sfuggire alla giustizia. Ma in Italia le cose vanno sempre alla rovescia. I delinquenti sono al potere, le persone oneste chinano la testa o finiscono nei titoli del Tg. Ci siamo disperati per Falcone e poi per Borsellino, superprotetti e scortati, eppure zompati in aria come tanti altri. L'Italia non ce la farà mai, la mafia è nel nostro dna. A Saviano non resta che farsi crescere la barba e la pancia ed emigrare lontano, se vuole davvero provare ad avere una vita normale. Qui possiamo solo garantirgli tanta ammirazione (ma credo che con quella lui ci si possa pulire il ....).

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con te e capisco Saviano.
    Lui andrà via ma rimarrà a noi, che vorremmo ancora in un'Italia migliore, l'amarezza della sconfitta e la consapevolezza che non c'è scampo....
    Anch'io me ne andrei, sono stufa di questa Italia e vorrei mollare.....

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  2. 5 ragazzini dai 12 ai 16 anni gambizzati a secondigliano. ma che razza di mondo è questo? il limite di ciò che il crimine fa - e può fare - è sempre più alto, non ci sono limiti. E lo stato resta impotente a guardare. Anzi qualcuno fa i conti in tasca all'antimafia mentre il governo ancora deve nominarne i membri bloccandone di fatto l'attività.

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